Anna

sofia_loren_strip-600x450[1]Anna si stava rivestendo. Mentre si infilava i collant, cercava di non fargli vedere che aveva un buco in punta. Toglie ogni magia, un buco alle calze é un marchio di infamia, ti toglie sensualità ed eleganza, ti rende brutta e sconcia.

Lui nemmeno se ne era accorto, e anche se lo avesse visto, non ne avrebbe fatto un dramma. Lei era sempre così impeccabile, i suoi tailleurs così professionali, le collane ricercate, gli orecchini en pendant, la biancheria fine e ricamata, la pelle profumata, sempre fresca di parrucchiere, rispetto a lui, che era tanto bohemien, era di un altro mondo.

Poi era così bella, le avrebbe perdonato qualsiasi cosa, un buco alle calze, un ritardo all’appuntamento, una promessa non mantenuta, persino un tradimento fugace. D’altronde Anna é una donna troppo carnale per poter appartenere a un uomo solo, lui lo sapeva benissimo, godeva dei suoi favori e dell’amore fervente e devoto di lei, sapendo che la fedeltà era un bisogno intimo di Anna, non suo. Lui la vedeva nella sua vera essenza, e l’amava esattamente così, non l’avrebbe cambiata d’una virgola, pur se gli toccava ingoiare fiele a ogni sua “distrazione”.

Anna finì di rivestirsi, sentiva la pelle dell’alluce sfregare contro la scarpa, ma avrebbe ingoiato cianuro piuttosto che confessare l’odioso incidente e col sorriso delle donne padrone del loro destino, lo salutò, gli diede un bacio fugace, quello che danno le amanti sazie dopo ore di amore intenso.

Quando gli diede le spalle, lui notò una smagliatura lungo tutta la gamba, sorrise e tacque, sapendo quale dramma ne avrebbe fatto lei, se lo avesse saputo. Quanto l’amava, tutta fianchi e testa, tutto seno e bontà, tutta etica e fissazioni stupide. Quanto sei bella Anna, mi togli il fiato

Amelia De Simone – agosto 2015

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