Il dr. Kramer

Il dr. Kramer è il mio psicologo. Credo che abbia scelto questo mestiere perché ha mani troppo belle per imbruttirle facendo il muratore, ad esempio. Conosco a stento il suono della sua voce. Una voce profonda, calma, che sa di mare d’estate nel pomeriggio inoltrato, quando l’acqua è cristallina e calda e raccolta in sè. Mi porge la mano, caloroso, leggermente affettuoso, mi saluta e poi cominciamo la seduta. Mi siedo in poltrona (non esistono più i lettini, sono un’invenzione cinematografica!) e incomincio a raccontarmi. A volte ho cose interessanti da riportargli, vedo che lui prende appunti, sono una brava paziente. Altre volte invece devo inventarmi qualcosa, mi dispiace che lui non rimanga colpito, diamine non posso deluderlo così. Allora mi invento cose turpi, o grandi disagi emozionali. Riesco persino a piangere, con lacrimoni silenti, senza singhiozzare, non voglio metterlo a disagio e poi è tremendamente inelegante. Mi porge un fazzolettino, è partecipe, ma non parla. D’altronde che deve dirmi? “Continui, così prendo appunti”? Altre volte gli dico la verità, mi metto a nudo, ma mi pare una cosa sconveniente, io vado da lui solo perché parlare ad alta voce in strada mi procurerebbe qualche guaio. Vorrei che lui mi dicesse, proprio quando racconto la verità più vera: “Signora, perché inventa? Io son qui per aiutarla, perché non si fida di me?” E vorrei rispondergli” Perché non mi fido degli uomini, ho scelto lei e non una donna per continuare a non fidarmi degli uomini, il piacere masochista prolungato” Credo che il dr. Kramer abbia un lungo lavoro da fare con me. Ha appena comprato un taccuino nuovo, dedicato solo a me. Amelie, bugiarda impenitente.

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