La pupara

Da giovane facevo la pupara. Sapete cos’è, vero? E’ un’arte che ho imparato da mio padre Nino. Mio padre era il più bello degli uomini. Ma bello assai, non perché parlo da figlia. Le femmine che passavano davanti al nostro banchetto ci lasciavano sempre un po’ di occhi e di cuore. Tutte in tiro, il loro vestito migliore, si tiravano un po’ il bordo del vestito perché la scollatura andasse giù e catturasse l’occhio di mio padre. Ma quello, che discendeva direttamente dagli dei normanni, biondo, alto e con le gemme di mare, non aveva occhi che per mia mamma, Amalia.

E se mio padre era bello, mia madre era una madonna. Una madonna nera, con quella pelle scura, da vera siciliana, quei capelli neri e ricci, una perla del mediterraneo, poteva essere pure marocchina tanto la pelle era cotta di sole. Mio padre era un uomo dalle vedute larghe, non l’assillava con la gelosia, come gli altri uomini siculi, troppo la venerava e sapeva nel cuore della sua fedeltà. Seguiva con lo sguardo i suoi fianchi sinuosi che allargavano l’aria e strappavano gli altri uomini alle loro faccende. Più d’uno, forse mille, avrebbe fatto pazzie per lei, ma tutti rispettavano Nino, uomo d’un pezzo, poche parole, ma autorevole. La gente capisce sempre chi è il capobranco e sta a cuccia. Io assomigliavo assai ad Amalia, ma ero pallida, e poi ero così gracile, i seni inesistenti, mentre lei era prorompente, la scena era tutta sua quando appariva, aveva il busto delle ancelle e la grazia delle muse, io le ero devota come a una madonna veramente, e pure quando mi prendevo uno scappellotto non mi ribellavo, tanto poi lei arrivava dopo due minuti, mi arruffava i capelli e mi soffiava in faccia, mi faceva ridere e diventavamo di nuovo amiche.

A mia madre piaceva cantare. Cantava sempre mentre mio padre costruiva i pupi. E cantava quando mio padre mi insegnava a costruirli. La sua voce era un po’ roca, una voce che dà languore agli uomini. Nino fingeva di fissare i ferri del mestiere, ma era tutto languido alla voce che gli aveva rubato il cuore, e pieno d’orgoglio che tutta questa prosperità fosse per lui e lui soltanto

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