Paola

charmel-raffinata[1]Quel giorno che Paola arrivò trafelata da me, per raccontarmi in lacrime di essersi lasciata con Amin, la strinsi forti me e non dissi una parola. Quando arrivano le mie amiche in lacrime, non dico nulla. Pronta: abbracci silenziosi, fazzoletti, e incomincio a tirar fuori bastardelle, fruste, latte, farine e uova. Non c’è nessun dolore che una buona tazza di cioccolata calda e una tortina di mele non possano placare. Se poi è tempo di marron glacé, i dispiaceri li abbiamo belli che mangiati e fatti sparire. Paola era una donna di una bellezza raffinata, eterea, così filiforme, un collo da cigno, aveva perfetti capelli di seta, castani con striature chiare naturali, un’eleganza innata. Tutti gli uomini che gravitavano nella sua sfera se ne innamoravano, ma lei era così distante, irraggiungibile. Aveva avuto delle storie brevi e poche incisive. Fino a quando si era innamorata del suo amico Amin, scrittore libanese, poeta e sceneggiatore, un uomo intelligente, dalla bellezza profondamente intarsiata da rughe e occhiaie profonde, che incorniciavano i più begli occhi mediorientali mai visti.

Amin era sposato. Paola lo sapeva, ma non era riuscita a starne lontano e quando la storia si era infittita, da flirt era diventata una cosa importante, per entrambi. Ma lui aveva contemporaneamente una vera e propria venerazione per la moglie, regista teatrale, intellettuale e musa dei suoi primi scritti, dalla quale non si sarebbe mai separato. La passione divorava entrambi e sapevano, nemmeno troppo segretamente, che sarebbe arrivato prima o poi il giorno del loro addio, ma nel frattempo si consumavano nell’ardore e negli appuntamenti più rischiosi ed eccitanti. Quando non potevano vedersi, passavano le ore tra telefono, messaggi, mail. Erano stati giorni, mesi intensissimi, senza tregua, che li avevano svuotati e riempiti al tempo stesso, poi era arrivato il giorno che a entrambi era noto, quello della fine della relazione. Amin sarebbe partito per un lungo viaggio, avrebbe seguito la carovana teatrale della moglie e sarebbe tornato non prima di un anno, un tempo lunghissimo, funesto, durante il quale lei non lo avrebbe mai più visto.

Era come morire, restando in piedi. Paola credette di star per decidere di tirarsi un colpo. Amin non poteva farle questo, non lui, non a lei. Gli innamorati si dicono sempre le cose chiaramente e chiaramente non tengono fede, mica l’amore è una roba da ragionieri. Stringevo Paola, le asciugavo le lacrime e intanto giravo la cioccolata calda. Per fortuna era anche tempo di marron glacé.

Amelia De Simone – novembre 2014.

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