Vorrei fare il film

Vorrei fare un mestiere diverso dal mio, io faccio la personcina burocratica – per rubare un’espressione a uno scrittore serio e impegnato – tutta a modino, io vorrei fare il film. Non l’attrice, proprio il film. Io vorrei essere Il Fantastico mondo di Amelie, Chocolat, Pollo alle Prugne, La pietra paziente, La Sorgente, Tango libre, Attimo fuggente, Al di là dei sogni, La Grande bellezza e altri mille milioni. Vorrei uscire da una pellicola e entrare in un’altra, essere tutti i protagonisti, la regista, la sceneggiatrice, la compositrice, la sarta, la ragazza dei cestini, la comparsa, vorrei essere il filo di cotone dell’orlo della protagonista, il suo cappello, le sue autoreggenti, il suo sorriso, il suo pianto, lo schiaffo dato al suo amato, io vorrei essere tutto il film, possederlo ed esserne posseduta, riempire ogni singolo spazio, vorrei essere il cervello pulsante dello scrittore del libro da cui è tratto, e persino lo spettatore al cinema, vorrei essere le lacrime della sua commozione o le risate della sua ilarità, vorrei essere anche la caramella che scarta e mette in bocca, i pulviscoli nel cono della proiezione, e la musica, i balli, vorrei essere il paesaggio mozzafiato o la stamberga dove si girano le scene, vorrei essere guardata e vorrei dare emozioni, vorrei tormentare i cuori, scuotere gli animi, rallegrare e far pensare, a volte persino annoiare, avvolgere e far sognare, instillare malinconie e gioie feconde, vorrei essere un film, vivere tante vite diverse, uscire ed entrare in un altro film

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