Parole

Sono attratta dalle parole. D’improvviso ne leggo o ascolto una che mi buca, e, come un ragno con la mosca, la intrappolo nelle ragnatele della mia mente. La vedo sbattere le alucce per liberarsi, ed io mi concentro sulle loro iridescenze, non la vedo più nella sua essenza e radice filologica, ma come un assolo, un essere fine a se stesso che ha deciso di infatuarmi con una semplice consecutio di sillabe. Una parola ti può innamorare, toglierti improvvisamente e con forza da umidi pensieri e librarti in volo, come una carezza di Dio sulla testa. Ricordo ancora quando ho scoperto “afflato”, l’incanto subito dal suono musicale, dall’accezione così delicata e dirompente al tempo stesso. Sono una persona piena di cose, di fardelli, dovrei decidermi a fare repulisti, tante cose di cui non so rinunciare a possedere, che però non mi servono realmente. Ma una sola cosa non potrei dare via, i libri, il magazzino dei sogni, il traghetto per il mare dei liberi pensieri. É una questione di afflati.

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